ANNI DAL 336 al 432 MARCO, romano (336-336) Durante l’impero di Costantino in pratica, non vi furono pontefici ma un imperatore che si arrogò anche la carica papale. Altro che il benefattore dei cristiani! Il popolo di professione religiosa cristiana fu solamente usato “pro domo sua”. La dimostrazione definitiva avvenne sotto il pontificato di Marco, quando Atanasio (vescovo di Alessandria d’Egitto), per protestare contro la propria deposizione dall’incarico, si recò direttamente a Costantinopoli dall’imperatore il quale, per tutta risposta lo esiliò a Treviri, accordando invece ad Ario la riamissione al clero di Alessandria, il quale però risultò essere morto lo stesso giorno dell’incontro tra Costantino ed Atanasio. Marco fu papa dal 18 gennaio al 7 ottobre del 336. A questo pontefice venne attribuita liinizio della costruzione della basilica Juxta Pallacinis, dedicata a San Marco evangelista. Dopo la morte fu sepolto nel cimitero di Santa Balbina sulla via Ardeatina, durante il papato di Gregorio IV le spoglie furono traslate nella basilica voluta da Marco stesso. San Marco papa ancora oggi risulta nel calendario universale dei santi e festeggiato il 7 ottobre, in commemorazione della sua morte. GIULIO I, romano (337-352) Nato a Roma probabilmente da un ramo della Gens Julia, fu consacrato papa il 6 febbraio del 337. Dopo pochi mesi morì anche l’imperatore Costantino (22 maggio 337), forse fu dovuta a questa opportunità la vera indipendenza cristiana dalle spire dellle soppressioni. Ma fu altrettanto vero che il carattere di Giulio I innescò l’invadenza religiosa di corrente contraria, nei confronti di uno stato sempre più debole ed avviluppato in se stesso. Come sempre accade quando alla regola subentra subentra la volontà di dissolvere la stessa. La storia vuole (presente era solo Eusebio) che, l’imperatore sia stato battezzato, poco prima della morte, con rito “ariano”. I figli (Costantino II Treviri e Costanzo) si spartirono l’impero in due parti : quella occidentale e quella orientale. In altre parole, la magnitudine dell’ impero romano si dissolse su questioni di interesse interfamigliare, per lasciar posto ad altrettante diatribe di carattere spirituale, ma che alla fine convergevano su ben precisi interessi temporali. Dal punto di vista religioso, la teoria di “Ario” si contrappose come un’equazione matematica a Giulio I in Roma : “Ario stava all’oriente, attraverso il vescovo Gregorio di Cappadocia e quindi all’imperatore Costanzo, così come Giulio I in Roma stava all’occidente, attraverso l’imperatore Costantino II Treviri e le sue armate cristiane”. (nda: non è vero che l’umanità abbia sempre cercato lo scontro per risolvere i propri problemi, spesso i saggi hanno tentato l’inverso. Non è dato sapere come furono risolte alcune questioni, certo è che in qualche maniera si risolsero, senza grossi spargimenti di sangue o contrapposizioni ideologiche. In fondo sugli affari e sulle economie i cristiani riuscirono ad “occidentalizzare” il mondo intero) Si presuppone che durante il pontificato di Giulio I il “diritto romano, fondato su tre princìpi fondamentali: Honeste vivaère alterum non laedère uniquìquem suum tribuère si sia notevolmente complicato con l’introduzione dei “Dieci Comandamenti” di origine ebraica e qundi con norme etico-morali che nulla avevano a che vedere con la sopravvivenza del culto in sè stesso. Tanto è vero che i “concili ecumenici” si susseguirono in maniera vorticosa: a Roma nel 340, ad Antiochia nel 341 e nel 343 a Sardica (nda: odierna Sofìa). Durante questo ultimo concilio comunque, i cristiani arrivarono ad un comune modo di intendere ovvero: regole univoche per celebrare i propri riti religiosi. Le trame imperiali, avvalendosi di opposte interpretazioni canoniche e bibbliche, pur di mantenere il potere riuscirono, nel frattempo a spaccare l’impero in due tronconi ben definiti Nel 353 Costanzo rimase sovrano assoluto dopo che il fratello fu ucciso all’interno di una chiesa, da sicari prezzolati in un tentativo di usurpazione da parte di Magnenzio. Anche questa figura pontificale si distinse più per la lotta alle eresie, con l’appoggio delle legioni imperiali, che non per meriti “cristiani“. Giulio I morì il 12 aprile del 352 e fu sepolto nel cimitero di Calepodio, ove era riuscito ad erigere una chiesa. Le sue spoglie, successivamente traslate da Giulio II, dovrebbero trovarsi nella basilica di Santa Maria in Transtevere. LIBERIO, romano (352-366) Oramai i cristiani non avevano quasi più nemici sul piano temporale. Le lotte per il potere spirituale e laico si stavano ormai involvendo all’interno della stessa religione… anche se… Atanasio, vescovo di Alessandria stava alacremente combattendo contro l’ arianesimo di Costantino quando, il 17 aprile del 352 fu eletto papa Liberio, contro il quale mosse le stesse accuse. La risposta del pontefice fu immediata ed alla fine dello stesso anno fu convocato il primo concilio di Roma che riconfermò il credo affermato nel concilio di Nicea. Le diatribe interne non si placavano, nonostante le confessioni e le sconfessioni. Fu così che Liberio “chiese all’imperatore Costanzo” di poter indire un nuovo concilio ad Aquileia. Anzichè Aquileia l’imperatore convocò il concilio ad Arles ed alla sua presenza Atanasio fu condannato all’esilio, tra lo stupore dei presenti ivi compreso il pontefice che non avrebbe voluto arrivare a tanto ma solo chiarire le comuni idee dogmatiche. Per tentare di limitare i danni, Liberio chiese all’imperatore la convocazione di un ulteriore concilio che fu tenuto a Milano nell’aprile del 355 dove fu nuovamente sconfitto dalle decisioni imperiali che confermarono l’esilio di Atanasio e di conseguenza l’ affermazione dell’arianesimo. La comunicazione all’imperatore dell’amarezza del pontefice, rientrato a Roma, non si fa attendere percorrendo le vie più note della comunicabilità dell’epoca. Liberio fu arrestato e ricondotto a Milano. Costanzo intima a Liberio : “diventa il papa degli ariani e tornerai a Roma”, Liberio rispose : “A roma ho già preso commiato dai fratelli”. Il papa fu esiliato a Berea in Tracia e con Lui finirono in esilio San Ilario e San Gerolamo, oltre che al già confinato Atanasio. Il suo posto fu preso dall’ariano Felice, nominato dallo stesso imperatore Costanzo, ma l’impopolarità di questo antipapa “ante litteram” finì per far riconsiderare la posizione imperiale. A Liberio fu consentito di rientrare a Roma e Felice fu scacciato ma il costo di questa operazione consistette nella sottoscrizione di una sorta di “rivisitazione” del VERBO di Nicea che assomigliò quasi ad un tradimento a favore degli ariani, durante il concilio di Sirmio (dna: nell’attuale Serbia Voivodina) nell’estate del 358. Ciò nonostante non bastarono ancora due concili per definire la questione ariana e soprattutto la posizione della chiesa romana nei confronti dell’eresia ariana, quello di Rimini per l’impero d’occidente e quello di Seleucia (nda: probabilmente San di Pieria – porto di Antiochia) per l’impero d’oriente. Il 3 novembre 361 morì l’imperatore Costanzo e gli successe Giuliano (nda: uno dei figli di Costantino). Nel giugno del 363 morì Giuliano al quale successe Valentiniano I, convinto assertore dell’ecumenismo niceiano, il quale convocò il concilio tenutosi a Lampsaco (nda: situata sulla riva ellenica dell’Eellesponto) nel 364 per far annullare le decisioni di Costanzo e condannare l’ arianesimo. Liberio morì il 24 settembre del 366 e fu sepolto nel cimitero di Santa Priscilla. La sua beatificazione è dovuta alla costruzione della basilica di Santa maria Maggiore, sull’Esquilino, nel punto in cui il pontefice segnò una croce sulla neve caduta poco prima che egli morisse. ps: l’ antipapa Felice fu per molto tempo onorato come Felice II in sostituzione di San Felice I, in realtà morì in Campania il 22 novembre del 365 ed il suo nome cancellato dal Liber Pontificalis e dal calendario martiriologico. DAMASO I, spagnolo (366-384) “Da qui in avanti la storia di Caino ed Abele si ripercuoterà, sulla religione cristiana, sino ai giorni nostri. Così come il bene ed il male e la vittoria del potere sulla spiritualità, ovvero sui tre canoni del diritto romano prima e poi sui Dieci Comandamenti”. Damaso fu eletto dal popolo e soprattutto dalle “matrone” romane il 1° ottobre del 366, nella basilica di San Lorenzo in Lucina, alla presenza del vescovo di Ostia. Di nobile famiglia Iberica, imparentata con la gens romana non ebbe molte difficoltà a far breccia nei cuori della gente, nonostante fosse stato schierato con Felice II l’ariano. In contrapposizione 7 preti e 3 diaconi deliberarono la consacrazione a pontefice di Ursino, diacono popolano romano, nella basilica di Santa Maria in Transtevere, facendolo benedire dal vescovo Paolo di Tivoli. Damaso, forte delle sue introduzione si scagliò contro gli “eretici” confortato da truppe imperiali. Sulla scena rimase solo la morte, con 137 vittime (un’enormità per l’epoca). Ursino riuscito a sfuggire alla persecuzione fu condannato all’ esilio, tentò più volte il rientro ma non fu mai più riammesso. Con Damasco vi fu una totale decadenza dei costumi e della morale, portando la chiesa cattolica sul terreno del potere anzichè quello della spiritualità e della carità, così come intesa dal “Redentore“. Con il concilio di Roma del 382 il pontefice proclamò: “la santa chiesa di Roma ha la precedenza su tutte, non grazie alla deliberazione di questo o quel concilio ma perchè, il primato le fu conferito da nostro Signore e Salvatore”. Ma le prediche venivano tenute per la maggior parte dalla casa della patrizia Marcella sull’ Aventino, piuttosto che dalle cattedrali o chiese. A Damaso si deve comunque un’opera di grande fervore artistico e mecenatico. Con Lui, San Girolamo riusci a “revisionare” i Vangeli trasponendoli in latino. Il pontefice morì il giorno 11 dicembre del 384 e rimase ignota la sua sepoltura. SIRICIO, romano (384-399) Dopo i primi impeti di lascivia e dissolutezza i comportamenti non si modificarono. Stava crescendo insomma il motto che contraddistinguerà il clero dalla comune fede e carità cristiana ( nda : ovvero fate quel che dico non fate quel che faccio!). Gli ursiniani furono perseguiti anche in maniera fisica, nel mentre veniva eletto Siricio, correva l’annus domini 384, tra il 15 ed il 29 dicembre . A questo papa viene attribuita la prima lettera definita “Decretale“, datata 11 febbraio 385 ed indirizzata al vescovo di Taragona. La lettera fu così definita perchè non aveva più il tono di una raccomandazione, com’era in uso tra i cristiani, ma rappresentava in sostanza un imperativo (nda: o con me o contro di me). Le dissolutezze cristiane, nel frattempo si andavano manifestando con il monachesimo, attraverso il quale si poteva manifestare tutto l’ascetismo ed il contrario di questo, con estrema dissolutezza. Tutto sembrava essere concesso in nome di quel potere per secoli abiurato. Ciò nonostante non mancarono dei veri asceti come Sant’ Agostino; battezzato nel 387 a Milano da Sant’ Ambrogio; tornato poi in Africa e ordinato sacerdote a Ippona, tra il 395 e 396 fu consacrato vescovo. A Siricio è dovuta la ristrutturazione della basilica di San Paolo dove una colonna del porticato settentrionale ancora riporta : “Siricius episcopus tota mente devotus” Il pontefice morì il 26 novembre del 399 e fu sepolto nel cimitero di Santa Priscilla. La leggenda vuole che le sue spoglie siano state successivamente trasferite da papa Pasquale II nella chiesa di San Prassede. ANASTASIO I, romano (399-401) Di origine romana, il padre fu un certo Massimo. Fu consacrato il 27 novemre 399. Ricordato come il papa che decretò il dovere di diaconi e sacerdoti di ascoltare, rimanendo in piedi, la lettura del vangelo durante la messa. Ad Anastasio fu ricondotta la costruzione della basilica ” Crescenziana” (nda: odierna San Sisto vecchio). Anastasio è conosciuto specialmente per la controversia origenista e per la severità dimostrata verso Rufino. Nel 399 gli amici di s. Gerolamo si adoperarono per ottenere da lui una formale condanna dell’origenismo. Sollecitato anche da lettere e da ambasciatori di Teofilo, vescovo di Alessandria, per la partecipazione dell’Occidente a questa lotta, condannò le «proposizioni blasfematorie presentategli». Rufino, profondamente irritato da questa campagna, gli fece presentare una sua Apologia, «per cancellare ogni traccia di sospetto e per rimettere al papa la dichiarazione di fede». Questa Apologia non produsse, però, su Anastasio alcun effetto ed egli evitò di dirimere la questione delle vere intenzioni di Rufino come traduttore del Periarchon. Sull’origenismo scrisse parecchie lettere, di cui una indirizzata a Venerio di Milano. Fu in ottimi rapporti con s. Paolino, poi vescovo di Nola, anzi si credette obbligato a riparare i dispiaceri recatigli dal suo predecessore. Dopo avere, infatti, scritto ai vescovi della Campania, facendo loro i suoi elogi, lo invitò direttamente a Roma per prender parte alla festa anniversaria della sua consacrazione, festa cui i papi solevano invitare solamente i vescovi. L’eccezione costituiva per Paolino un favore specialissimo e anche una riparazione. Quantunque egli non potesse in questa occasione andarvi, il papa accettò la sua lettera di scusa . Ma oltre alle eresie si stava avvicinando anche la minaccia da parte dei “barbari“. Nel novembre del 401, Alarico re dei goti riuscì ad invadere un pezzo della penisola sino a Piacenza, minacciando contemporaneamente Milano, residenza dell’imperatore romano d’occidente Onorio. Anastasio non riuscì a vedere gli ulteriori sviluppi di questa occupazione, morì il 19 dicembre del 401 e fu sepolto “ad Ursum pileatum”, sopra le catacombe di San Ponziano. Il suo nome figurò nel martirologio per molto tempo e la leggenda vuole che sia stato santificato perchè fosse scampato ” incolume” al successivo scempio da parte delle orde babrbariche. Nel Calendario Universale vengono ricordati altri Santi di nome Anastasio che non “cadono” il 19 di dicembre ma per esempio il 27 o 21 aprile. INNOCENZO I, di Albano (401-417) Il liber pontificalis stabilisce le sue origini in Albano laziale. Figlio di Anastasio, fu consacrato pontefice il 22 dicembre del 401. La sua prima attività consacrale fu stigmatizata dagli eventi determinati dalla figura di San Giovanni Crisostomo, il quale attraverso i suoi oracoli e le sue predizioni riuscì a condizionare le funzioni clericali della chiesa romana, mettendosi però in contrapposizione con l’ “amalgama temporale” preteso dall’ imperatrice Eudossia . La persecuzione di San Giovanni Crisostomo , vescovo di Costantinopoli, da parte dell’imperatrice (appoggiata dal vescovo di Alessandria) rimase un fatto a se stante. Il pontefice, preso atto delle difficoltà del vescovo di Costantinopoli riuscì ad emettere una semplice condanna nei confronti dei suoi persecutori. Nel frattempo Roma fu messa a ferro e fuoco da parte dei goti di Alarico. Correva l’ anno domini 410. I suoi interventi dottrinali riguardarono la liturgia sacramentale, la penitenza, l’unzione degli infermi, il battesimo e la indissolubilità del matrimonio, chiaramente ribadita anche nei casi di adulterio. Durante il suo pontificato si diffuse l’eresia di Pelagio, condannata nel 416 dai concili di Milevi e di Cartagine su iniziativa di S. Agostino e con l’approvazione di Innocenzo I. La sollecitudine del papa non si rivolgeva soltanto alla difesa della dottrina tradizionale della Chiesa: con tatto umanissimo egli sapeva confortare e lenire sofferenze. Innocenzo I morì dopo 16 anni di regno pontificale. Il 12 marzo 417 le sue spoglie furono sepolte nel cimitero “ad ursum pileatum”, sulla via di Porto dove già giacevano le spoglie del padre Anastasio I. ZOSIMO, greco (417-418) Probabilmente fu eletto su pressione di San Giovanni Crisostomo e dalle raccomandazioni del vescovo Patroclo di Arles. Sembrerà una cosa strana ma chi si prese a cuore più di tutti la questione “cristiana” non fu la nobiltà romana d’occidente e oriente. Furono piuttosto le famiglie, considerate, considerate di discendenza “barbarica” ( nda: non solo in Germania, ma in tutti i paesi nord europei, oggi, si studiano gli imperatori romani d’occidente come i discendenti naturali della contrapposizione orientale con Costantinopoli e di conseguenza, l’elezione per antonomasia di estremi difensori, salvo prova contraria, della stessa fede cristiana… a Roma furono considerati dei semplici “barbari” inquietanti per la loro bramosia ed assetati di potere). ZOSIMO, di origine greca, fu eletto il 18 marzo del 417 probabilmente tentando di riportare una certa armonia tra le teorie orientali (che si rifacevano ad Ario) ed i dogmi di discendenza diretta degli Apostoli, attraverso la figura pontificale di Pietro, fu costretto ad una serie di azioni. In primo luogo indisse il concilio di Cartagine del maggio 418, il quale alla fine non approdò a nessuna soluzione interna. Il papa fu costretto pertanto ad esprimere la propria opinione attraverso la “Litteram Tractoria” (nda: = trattato.= Tractus universi juris = legge o dogma di imposizione e quindi non interpretabile!) , mediante la quale condannò l’eresia “pelagistica” ( nda: Pelagio, monaco bretone , probabilmente nato in Inghilterra nel 354 e morto ad Alessadria nel 427. Dopo il saccheggio di Alarico si rifugiò in Africa dove finì per fondare un movimento antiromano che si rifaceva ad interpretazioni di alcuni scritti di San Paolo, impostando un credo di estrema convinzione ortodossa circa il comportamento sacerdole che avrebbe dovuto essere ascetico e stoico, secondo le filosofie greco- orientali). Considerata l’inneficacia dei provvedimenti, come seconda azione scomunicò un buon numero di diaconi, preti e vescovi africani. La storia avrebbe dovuto insegnare che le contrapposizioni “muro contro muro” ed i dogmi non approdano a nulla e così sarà, purtroppo, nei secoli futuri. Zosimo morì il 26 dicembre 418 e fu sepolto nella basilica di San Lorenzo in Roma. Considerato santo, non figura più da molto tempo nè nel calendario martiriologico, nè in quello universale. BONIFACIO I, romano (418-422) Vecchio prete romano, fu eletto nella basilica di San Teodoro, da un conclave di vescovi e prelati il 29 dicembre del 418. L’elezione fu arrogata dalla gerarchia ecclesiastica in contrapposizione con la volontà del popolo cristiano, il quale aveva già acclamato pontefice l’ arcidiacono Eulalio nella basilica di San Giovanni in Laterano. Nel contenzioso furono chiamate in causa o solleticate le autorità imperiali, prima quelle prefettizie di Anicio Sìmmaco ( di fede politeista) e poi direttamente, quella dell’imperatore Onorio. In un primo momento l’imperatore tentò di risolvere la questione in maniera civile e tentò la ricomposizione della vertenza attraverso la convocazione di ben due concilii, quello di Ravenna e quello di Spoleto. Constatati vani i due tentativi, Onorio decise una composizione “salomonica” della questione, attraverso il bando dei due contendendenti da Roma. Nella pasqua del 419, Eulalio decise di dire messa nella basilica di San Giovanni in laterano, trasgredendo all’ordine imperiale. Tanto fu sufficiente, oppure il pretesto, per far propendere l’ago della bilancia dalla parte di Bonifacio I. Bonifacio I fu riassunto a Roma quale vescovo della città; Eulalio si sottomise alla volontà imperiale e pontificale. Durante questo pontificato si manifestarono comunque dei tentativi di scissione o “eresiarchi“, come furono comunemente definiti. Il tentativo di scissione più importante fu senza dubbio l’imperversare dell’ ortodossia “pelagiana“. Bonifacio I morì il 4 settembre del 422 ed il suo corpo fu sepolto nell’oratorio della chiesa di Santa Felicita di via Salaria. CELESTINO I, campano (422-432) Diacono di origine campana, fu grande amico di sant’ Agostino. La sua consacrazione, avvenuta il 10 settembre del 422 portò sicuramente un beneficio ai rapporti tra la chiesa romana ed i presuli africani. Perchè il pontefice chiarì quasi subito l’indipendenza extra-dogmatica della chiesa in Africa. In pratica ai vescovi Apiario ed Antonio fu lasciata la gestione territoriale delle beghe, delle suppliche e della disciplina. Diversamente si confrontò sulle tematiche provenienti da oriente quando furono messi in discussione i dogmi eclesiastici e quindi, secondo tradizione, “cristologici“. Su queste tematiche invece, Celestino dovette convocare un primo concilio a Roma nel 430 ed un secondo concilio ecumenico ad Efeso nel giugno del 431 per tentare di dirimere la questione posta dal patriarca di Costantinopoli Nestòrio ( nda: Teologo nato a Germanicia, odierna Maras morì nell’ oasi di el Kharga- Egitto- nel 451 dove fu esiliato), il quale mise in discussione non solo la “verginità” di Maria (nda: verginità che già si stava paventando, anche se questo dogma arriverà molto più tardi), ma la stessa maternità definendo Maria “adetokos” (in greco) , ovvero “non deipara” (in latino) e quindi affermò che, Maria in quanto donna-umana non poteva essere madre del figlio di Dio, riconducendo in pratica il pensiero filologico all’ eresia “pelagica” . Nestorio cercò l’ appoggio dell’ imperatore Teodosio II e del vescovo Giovanni di Antiochia e li trovò, ma fu messo in difficoltà dalllo sbarramento ecumenico imposto da Celestino che alla fine riuscì ad imporre la credenza popolare. Sotto il “regno” di Celestino I furono inoltre conquistati al cristianesimo popoli definiti barbari per antonomasia, quali quelli balcanici ed euroasiatici grazie all’opera di San Cirillo, mentre quelli nord europei grazie a San Patrizio. Il pontefice morì il 27 luglio del 432 e fu sepolto nel cimitero di Santa Priscilla. Nel 817 le spoglie furono traslate nella cattedrale di San Prassede in Roma e successivamente, una parte di queste ulteriormente traslate nella cattedrale di Mantova. |
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